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Ripristinare l’ordine e la bellezza

Come dei pionieri, i devoti incaricati di portare al massimo splendore le terre di Govardhan Italia sono chiamati a riconquistare alla mano dell’uomo aree abbandonate per molti anni all’incuria più totale. L’insegnamento che se ne trae è del più grande valore.

Da che conosco il Maestro, Shriman Matsya Avatara Prabhu, Gli ho sentito parlare innumerevoli volte della differenza tra spontaneità e autenticità, e della “rousseauiana” necessità di conciliare cultura e natura. Questi insegnamenti prendono forma tangibile nel verde della nostra collina.

L’ultima “missione” in cui sono stato impegnato, in compagnia di cari compagni di viaggio e di avventura, è stata quella di bonificare la vecchia e dismessa vigna a occidente del grande uliveto. Il progetto è di ripristinare un terreno da dedicare alla coltivazione di alberi da frutto che siano armonici e compatibili con le caratteristiche del luogo.

Tra i filari a tratti impercepibili e confusi delle vecchie e spesso marcite viti, una vegetazione selvaggia e disordinata si è andata sovrapponendo, pianta su pianta. Una “marmaglia di sterpi, rovi e d’altrettali piante”, direbbe forse il Manzoni, “di quelle di cui il contadino d’ogni paese ha fatto una gran classe a modo suo, denominandole erbacce, o qualcosa di simile. Un guazzabuglio di steli, che facevano a soverchiarsi l’uno con l’altro”.

Quella vigna era il ritratto simbolico di una mente selvaggia, non educata ai valori del dharma e della trascendenza. Una mente capricciosa che, priva di progettualità evolutiva, si abbandona ai propri impulsi immediati, nell’effimera quanto ingannevole soddisfazione della via più semplice. Una mente che infine non da più alcun frutto e diventa luogo di dimora di creature indesiderate, quali serpi e cinghiali.

Ma la forza dei devoti, di persone impegnate con fervore e determinazione in quest’opera grandiosa e sommamente benefica del progetto ADAyur-Govardhan Italia, risiede nell’esperienza di successo nella trasformazione evolutiva dei loro contenuti psichici. Una trasformazione ispirata dagli insegnamenti del Guru e consolidatasi in forza di una rigorosa disciplina. Fede nella divina misericordia e profonda partecipazione alle attività del progetto, costituiscono i due cardini su cui si sostiene il loro agire, colmo di sano e robusto ottimismo. In forza di queste pregiate risorse, ogni ostacolo lo si affronta con entusiasmo, anche quando i mezzi parrebbero insufficienti. Come nel caso del piccolo decespugliatore in confronto a quel decennale intrico di rami e radici, spine e fogliame. Un passo alla volta la soluzione comincia ad affacciarsi all’orizzonte, al di là della minacciosa ombra di un troppo precoce sconforto.

Cosicché, con un sinergico gioco di squadra dei volontari, ordine e bellezza riconquistano gradualmente ma inesorabilmente il loro spazio e un terreno precedentemente avvolto da un’invisibile quanto concreta coltre di inerzia e improduttività, appare baciato da un sole più caldo e carezzato da un più balsamico vento. Proprio come la mente di chi abbia deliberatamente messo mano alla bonifica della propria personalità che, dalle pastoie rajo-tamasiche migra verso le salubri regioni della sattvicità.

Sicuramente l’essere umano occupa una posizione straordinaria nel complesso sistema del mondo. Questa sua peculiarità attiene tanto alla sua relazione con se stesso quanto a quella con l’ambiente. Tra gli altri esseri viventi che abitano questo pianeta, che siano animali o vegetali, la spontaneità è l’unica modalità di espressione. Guidati dalla loro natura, tutti si muovono senza altre considerazioni.

All’essere umano è concessa l’opportunità di condurre evolutivamente la propria vita, secondo i dettami di una conoscenza superiore e spirituale, con la quale orientare e trascendere i propri bisogni immanenti e materiali. Cultura e natura, dunque, e una più profonda autenticità valoriale e spirituale che si contrappone a una spontaneità meramente egoica che troppo ci fa somigliare agli animali.

Questo stesso principio di progettualità e lungimiranza, l’essere umano lo esprime anche nella relazione con l’ambiente, svolgendo un ruolo di primo piano nel mantenimento dell’equilibrio e dell’armonia tra le specie. L’essere umano delinea e custodisce paesaggi che sono habitat per piante e animali; proprio come può plasmarsi la sua dimora interiore e diventarne signore.

Ecologia mentale ed ecologia ambientale costituiscono due facce della stessa medaglia, ed entrambe rappresentano due capisaldi per una vita prospera e pacifica, fondata sulla più alta qualità relazionale con se stessi e con gli altri.

Fabrizio Fittipaldi

#adayur, bonifica vigna

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