La forza trasformativa dell’Amore
Nell’architettura indo-vedica, quando un terreno viene scelto per l’edificazione di un tempio, molte pratiche sono svolte per predisporlo ad accogliere la dimora del Signore. Tra queste, la purificazione dell’area dalla presenza di entità sottili che la abitano da tempo e che la caratterizzano psichicamente.
Queste “forze” locali non vengono scacciate con l’arroganza del colonialista ma, nel rispetto della loro funzione nell’universo, sono invitate con inni e offerte a lasciare volontariamente il territorio per far spazio alla sopraggiungente Divinità.
Ogni terreno è abitato dalle sue energie sottili, ma queste variano e migrano a seconda delle circostanze. Govardhan Italia non è esclusa da queste dinamiche, anzi!
Nella Bhakti, i rituali della tradizione sono sostituiti dall’attitudine devozionale e dal servizio reso in spirito di offerta a Dio. Questo agire speciale non modifica solo gli elementi esterni e grossolani ma tutta l’atmosfera psichica. Questo è ciò che sta accadendo a una velocità straordinaria sulla nostra “collina”, ed energie pesanti stanno lasciando il campo a nuove, luminose presenze che collaborano costruttivamente ai nostri sforzi di rinascita.
Come nell’Ayurveda lo sblocco del flusso pranico consente la guarigione degli organi e, al contempo, una terapia mirata a ristabilire la salute dell’organo favorisce il ripristinarsi della circolazione energetica; allo stesso modo le cure delle devote e dei devoti stanno gradualmente riportando il corpo grossolano e sottile della nostra Govardhana al più alto stato di salute, attraverso i loro interventi concreti e attraverso la carica di Amore che esprimono nel loro gioioso ma serio e determinato impegno.
Sempre più stiamo predisponendo la dolce terra che c’è stata affidata a farsi strumento nelle mani di Dio, di Kṛṣṇa Giridharī. Questa prospettiva da forza al nostro agire, che è libero dalle pastoie di un pensiero debole, privo di una prospettiva superiore con cui orientarsi. L’ideale rimane stabile nella nostra mente, mentre la concretezza delle circostanze viene interpretata con vigore, coraggio e fiducia nel risultato finale.
Tonnellate di olive sono state raccolte e centinaia di litri di squisito olio è stato ottenuto. Quintali di legna sono stati ricavati dall’abbattimento di alberi morti, che giacevano in piedi privi di vita, a rischio di rovinare pericolosamente alla prima tempesta.
Lo spettacolo della quercia secolare che giace secca al suolo con i suoi rami privi di foglie mi rimarrà in mente. Un lutto, una perdita, un addio, ma anche nuova vita che nasce, nuovi spazi, un ordine sano, gentile e naturale.
Grazie ai “devoti del cantiere”, gli appartamenti sono ormai pronti ad accogliere i responsabili. Lo spazio per il grande orto è stato definito e affidato alle cure di Jīvapati Prabhu, Mathuteśvara Prabhu e ĪśvaraKṛṣṇa Prabhu.
Il richiamo della terra sta attraendo tante persone, vecchi e nuovi amici, a offrire il loro prezioso contributo in spirito di servizio, concedendogli così preziose opportunità di scambio con i devoti e pratica di vita spirituale. E i frutti si vedono, infallibili, nei sorrisi, nell’espandersi dei loro petti toccati dalla grazia divina.
Le tristi, tristissime gabbie dei poveri animali, le quali ammorbavano l’aria ad oriente del casolare, sono state abbattute e un flusso di energia solare è penetrato dall’apertura di questa nuova “finestra”.
La limonaia è stata adibita alla raccolta di centinaia di fascine d’ulivo, accuratamente predisposte per i focolari che riscalderanno le giornate invernali.
Nuove strade vengono aperte per la circolazione interna e per lo stabilirsi di relazioni di collaborazione con i vicini che, allevatori di cavalli, sono molto contenti di poterci fornire il prezioso concime con cui arricchire e curare la terra.
Veleni accumulati per decenni, in forma di bottiglie di vino e superalcolici, vengono raccolti e avviati allo smaltimento. Tutto rifiorisce e sempre più intensamente forze collaborative dell’universo si uniscono a noi in quest’offerta d’Amore e di Bene a Dio e a tutte le creature.
Fabrizio Fittipaldi