Un’esperienza che lascia il segno
Sebbene svolto per un breve periodo, nella mia mente il ricordo del servizio durante la raccolta delle olive alla collina Govardhana, è tuttora ricco di emozioni ed inaspettate intuizioni.
Le belle giornate d’autunno, hanno senz’altro potenziato la gioiosa consapevolezza di partecipare ad un progetto che ognuno di noi sente necessario e improcrastinabile: la nostra vigorosa risposta al nichilismo depressivo del lamento e al disumanesimo separativo dell’era della discordia nella quale siamo immersi.
Il dolce gusto dell’amicizia, filtrato dalle disposizioni d’animo dei singoli, ha reso percepibile a tutti noi il confortante senso di appartenenza comunitaria e la profonda convinzione di condividere qualcosa d’importante. È un lavoro impegnativo e faticoso quello che esige Govardhana, ma per ogni caloria richiesta, per ogni minuto dedicatole, la ricompensa è indescrivibilmente superiore, poiché viene elargita sul piano dell’anima.
È qui che gioisce la nostra profondità dell’essere, quella che sempre cerchiamo e che così frequentemente si perde nei gorghi dell’ego e di un mondo che vorrebbe rinchiuderci nella solitudine ghiacciata dei sentimenti tristi. Invece qui domina l’allegria della semplicità, la soddisfazione del presente, il calore della comprensione amichevole.
Questa terra sembra emanare una forza tellurica che non solo accoglie e protegge, ma anche trasforma e guarisce.
Più che un ritorno alla terra, che in un mondo drogato di follia come il nostro sarebbe già un’esperienza vivificante, è un ritorno all’anima individuale attraverso un comune sentire spirituale concretamente e quotidianamente vissuto.
E forse è per questo che una volta fatta l’esperienza, è difficile separarsi dalla collina di Govardhan Italia.
Un ringraziamento ai cari amici e amiche che stanno contribuendo alla realizzazione di questa nuova e lungimirante intuizione del nostro comune e caro Maestro Marco Ferrini (Matsya Avatar prabhu).
Graziano Rinaldi