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Vi presento Gianni
(seconda parte)

L’entusiasmo della rinascita non smetteva di crescere e Gianni sviluppa il desiderio di intraprendere il cammino iniziatico. Ascolta con trasposto le lezioni di un famoso sannyāsī, un monaco rinunciato dotato di straordinario carisma, servito con venerazione da migliaia di persone.

Eppure dopo qualche tempo un fulmine si abbatte sulla testa dell’inesperto devoto: il grande sannyasi ha voltato le spalle al suo Maestro, Bhaktivedānta Svāmī Prabhupāda, e al movimento da lui fondato. Per Gianni è un colpo molto duro, ma la sua risposta è esemplare. Decide di intensificare la pratica dei suoi esercizi spirituali, traendo da questi la forza per superare la crisi in chiave evolutiva. In lui cresce la consapevolezza delle insidie che possono compromettere il cammino intrapreso.

Determinato a proseguire lungo quel sentiero che qualche anno prima aveva restituito alla sua vita speranza e significato, armato di accresciuta prudenza, Gianni conosce un altro leader che, con la frequentazione e con il tempo, comincia a conquistare la sua fiducia. L’umiltà del comportamento e la potenza delle sue parole si fanno spazio nel cuore dell’aspirante discepolo. Ma anche stavolta non trascorrono che pochi anni prima che una nuova delusione colpisca a fondo il nostro amico. Anche questo sannyāsī cade vittima di una fatale attrazione e abbandona sia la strada sia coloro che dietro di lui la percorrevano.

La fiducia di Gianni barcolla ma non cede. Un anno dopo la fiamma si riaccende. Un nuovo guru conquista il suo cuore. Sono sempre le parole, le lezioni ispirate e ispiranti, a fare breccia. “Questa è la persona giusta”, pensa Gianni. Ma così non è stato, e dopo poco scopre che quel guru ha lasciato il movimento di Śrīla Prabhupāda per unirsi ad altri spiritualisti.

È stata l’ultima goccia. Gianni non avrebbe più rincorso il suo Maestro spirituale. Avrebbe piuttosto atteso che questi si manifestasse quando i tempi sarebbero stati maturi. E ha dovuto attendere molti anni. 25 anni.

Siamo nel 2019. Per tutto questo tempo bhakta Gianni ha nutrito la sua devozione e la sua determinazione con spirito di servizio entusiasta e instancabile, e con la compagnia dei pochi e selezionati amici e compagni di viaggio che avevano meritato la sua fiducia.

Presso il villaggio di devoti dove egli abita giunge una grande personalità, Bhakticaru Mahārāja, un sannyasi esperto ed esemplare. Da tempo Gianni lo osserva con attenzione e lo apprezza. Siamo nel mese di novembre ed egli decide di prendere rifugio in lui, chiedendogli di diventare suo discepolo. Il Maestro lo accetta e l’iniziazione sembra essere orami prossima a venire. Ma nel luglio del 2020 Bhakticaru Mahārāja lascerà il corpo vittima del famoso virus.

Siamo nel pieno della psico-pandemia. Tutto è chiuso e tutti sono rinchiusi nelle proprie case. Gianni cerca nutrimento spirituale nel suo smartphone. Ascolta canti e lezioni devozionali, e così si imbatte in alcuni video di Marco Ferrini. Lo aveva già conosciuto in passato con il nome di Matsya Avatāra Prabhu, ma non aveva colto a pieno il valore dei suoi insegnamenti. Ora le circostanze erano mature e parola dopo parola una rinnovata chiarezza e completezza si presentava alla sua coscienza.

L’interesse cresceva e Gianni decide di procurarsi altro materiale. Si rivolge così al suo amico Śyamānanda, che di Matsya Avatāra Prabhu era discepolo. L’ascolto delle lezioni si fa sempre più intenso e sistematico, e infine decide di iscriversi a un seminario residenziale per incontrare personalmente il divulgatore di tale straordinaria conoscenza che sembra rilegare con equilibrio ed efficacia i fogli sparsi delle sue comprensioni.

A causa delle restrizioni imposte Gianni dovrà aspettare fino al settembre del 2021.

Ascoltando le sue lezioni dal vivo decide di chiedere a Matsya Avatāra Prabhu un appuntamento privato. Questo giunge due settimane dopo. Il Maestro lo riceve nel tempio della sua abitazione e Gianni gli apre il cuore, raccontandogli brevemente le peripezie degli ultimi 40 anni. Infine gli chiede di essere accettato come discepolo. Il Maestro acconsente e pochi mesi dopo, nel maggio nel 2022, Gianni riceve finalmente l’iniziazione. Da allora lo conosciamo come JīvaPati Prabhu.

Al tempo il progetto ADAyur viveva solo nel desiderio di Marco Ferrini e la collina di Govardhan Italia non era ancora stata trovata. Ma a settembre il sogno diventa realtà e il Maestro chiede al suo discepolo se desidera collaborare al grande progetto, mettendo a frutto le sue competenze. JīvaPati ha infatti trascorso nei campi tutta la sua infanzia e prima adolescenza, e da anni cura l’orto della sua abitazione. Ma qui ci troviamo difronte a 33 ettari e mezzo di terra e ad un imponente orto di 8000 metri quadrati del quale JīvaPati è stato reso responsabile.

È per lui una nuova prospettiva. Si tratta di realizzare un progetto, di sviluppare qualcosa che almeno sul piano degli elementi grossolani ancora non esiste e di cui non si percepisce un limite. Per JīvaPati è una sfida piena di infinite potenzialità, qualcosa a cui dedicarsi con tutto se stesso.

L’attitudine però è quella di sempre: offrire generosamente il proprio contributo, impegnandosi con perseveranza e determinazione in un agire costruttivo e rispettoso delle altrui necessità e propensioni. Agire al meglio delle proprie possibilità per potersi gradualmente migliorare.

In questo modo JīvaPati desidera restituire il bene che ha ricevuto e che lo sottratto alle tenebre della disperazione. Questo è il suo dono, il suo contributo alla trasmissione di una conoscenza che salva. Ai piedi del Maestro, serve la sua missione per il bene di tutte le creature.

Fabrizio Fittipaldi

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