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La propria esperienza al servizio del Divino
La storia di Mario (Māthureśvara Prabhu)

Seconda Parte

Nel frattempo, un nuovo interesse sorge in lui: un’arcana attrazione per l’India, per la vita semplice e per i caldi sorrisi che testimonia nei suoi ripetuti viaggi in questa terra. Non riesce a spiegarsi la ragione di quella soddisfazione così diffusa tra la gente, ma non può negare il benessere profondo che promana perfino da chi apparentemente non dispone di alcun mezzo di sussistenza.

Quel mistero comincerà a svelarglisi quando, in maniera del tutto fortuita, incontra sul suo cammino un libro straordinario. È la Bhagavad-gītā, il testo più emblematico di tutta la tradizione sapienziale indovedica, tradotta e commentata da Bhaktivedānta Svāmī che ha dedicato la sua vita a trasmettere all’Occidente questa somma sapienza.

Fin dalle pagine della prefazione Mario si sente investito dai raggi illuminanti di una conoscenza che è in grado di restituire significato e senso a tutta la sua vita, la quale torna ad essere un tutto coeso, e un dono prezioso da valorizzare in ogni istante. E così, in brevissimo tempo abbandona cattive abitudini, finalmente consapevole della necessità etica ancor più che salutistica di purificare i propri comportamenti.

La Bhagavad-gītā rappresenta per lui il filo d’Arianna che lo condurrà, attraverso varie esperienze, a incontrate il suo Maestro spirituale. Siamo nei primi anni del 2000 e nel corso di un autunno Mario si trova in visita presso il centro culturale e religioso Vaiṣṇava di Villa Vr̥ndāvana, nei pressi di Firenze. Nella sala del tempio Matsya Avatāra Prabhu (Marco Ferrini), autorevole Maestro spirituale, sta tenendo una lezione su un’antica narrazione puranica che vede come protagonista la collina Govardhana, emblematico rifugio dei devoti del Signore Kṛṣṇa.

Questo incontro rappresenta per Mario la svolta definitiva e fondamentale della sua vita. Dopo pochi mesi intraprende presso il Centro Studi Bhaktivedānta, fondato da Marco Ferrini, uno studio sistematico delle opere della tradizione Vaiṣṇava. Studio che gli consentirà di acquisire una visione ampia e coerente, in grado di rispondere in maniera pienamente soddisfacente a tutte le sue istanze più profonde.

Gli anni si susseguono e la formazione umana e spirituale di Mario continua a svilupparsi, così come la profonda gratitudine per chi gli ha consentito di accedere a tale straordinaria ricchezza di conoscenza. La relazione col Maestro si struttura in maniera sempre più significativa e viene sancita dal rito dell’iniziazione, ovvero della “seconda nascita”, quella alla consapevolezza spirituale. Mario, che adesso ha ricevuto il nome di Māthureśvara Prabhu, per anni contribuisce con le migliori risorse alla missione del Maestro che fa sua nel profondo del cuore.

Giunge così il 2022 e Māthureśvara riceve una telefonata inaspettata e sorprendente. È Śrīman Matsya Avatāra Prabhu, il suo Maestro, che lo invita a partecipare a un nuovo progetto: una fattoria didattica che abbia come scopo quello di sviluppare una propria autonomia alimentare ed energetica, e di trasmettere a tutti coloro che fossero interessati la conoscenza teorica e pratica dell’antico legame che unisce l’essere umano a Madre Terra, attraverso un’intima e amorevole collaborazione da cui scaturisce il miglior cibo di cui nutrirsi. Un cibo non solo per il corpo, ma anche per la psiche e per l’anima. Infatti, nel rapporto armonico con l’universo che ci ospita si sviluppa la più sana intelligenza ed emozionalità. E se tale armonia la si vive nella consapevolezza della nostra eterna relazione con il Creatore e con tutte le Sue creature, allora quel cibo diventa “pan degli angeli” in grado di ricollegarci alla nostra sorgente spirituale. A questo punto il cibo non è più costituito unicamente dai frutti della terra ma anche dall’impegno gioioso che presuppone la loro produzione: cibo è aratura, seminagione, irrigazione e potatura; cibo è l’edificazione di palizzate, la creazione di fosse per il defluire delle acque, il taglio della legna. In questa prospettiva ritorna anche il concetto di salute olistica che da sempre aveva dimorato nel cuore di Māthureśvara e che negli anni di studio alla scuola del Maestro si era ulteriormente sviluppato e arricchito. La salute non risiede solo nell’usufruire di un cibo prodotto biologicamente, ma anche in un agire consapevole volto a celebrare il legame d’Amore che ci unisce a Dio, e a beneficare tutte le creature.

La profonda condivisione dei principi fondativi del progetto e il dolcissimo debito di gratitudine, portano Māthureśvara ad accettare l’invito del Maestro e a farsi carico delle responsabilità che ciò comporta. Si sente profondamente a suo agio nella prospettiva che gli viene offerta e ulteriormente entusiasmato dalla chiara percezione della comunità, ovvero di quella modalità di socializzazione così connaturata nell’essere umano e che pure si è così drammaticamente smarrita nel corso degli ultimi decenni. Una comunità che non si rinchiude in se stessa ma che al contrario si affaccia all’esterno invitando tutti coloro che lo desiderano a partecipare e contribuire a un progetto che contrasti l’impoverimento sociale, economico, alimentare e salutistico che la decadente, se non degradata, politica globale vorrebbe imporre. Un progetto che valorizzi la varietà, il contributo peculiare di ciascuno, la sinergia e la ricchezza di ogni individuo nella gestione coordinata delle risorse.

Nel corso di un anno o poco più, Māthureśvara ha sperimentato direttamente cosa significa unire le proprie forze in un progetto comune, sospinti da un ideale puro e condiviso. La sua esperienza pluridecennale ha trovato la migliore espressione nell’essere posta al servizio del Divino, in un progetto, quello di ADAyur-Govardhan Italia, che si pone come ponte tra Terra e Cielo, modello reale che insegni a vivere questa vita con vigore e intensità, nella prospettiva di raggiungere la dimensione della nostra pienezza spirituale.

A cura di Fabrizio Fittipaldi

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