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La propria esperienza al servizio del Divino
La storia di Mario (Māthureśvara Prabhu)

Prima Parte

Mario è uno dei protagonisti dell’avventura straordinaria della collina Govardhana. Un’avventura che ricorda quelle narrate negli antichi testi della tradizione indovedica, ma che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi e che ci invita tutti a partecipare. Un’avventura in cui intervengono Terra e Cielo, l’Umano e il Divino, il Creato, le Creature e il Creatore.

Mario nasce in un piccolo paese della Maremma toscana. Cresce nutrito dal latte appena munto. Quel dono divino che giustifica a pieno la rinomata sacralità della mucca, considerata dalla tradizione come una delle sette madri dell’uomo.

Fin da bambino, apprende sul campo la stagionalità dei prodotti della natura, dei frutti e delle verdure che furbescamente, in compagnia dei suoi amici, rubacchiava dagli orti e dai frutteti che costituivano il giardino dei giochi della sua infanzia. Giochi tollerati da quegli agricoltori che, prima di lui, nello stesso paese, alla sua stessa età, si erano comportati nella stessa identica maniera, in quella ciclicità delle generazioni che così tanto ricorda la ciclicità dell’anno e che in maniera così evidente colloca l’essere umano nell’armonico sistema “universo”. Sono gli ultimi bagliori di una civiltà arcaica che tramonta, cedendo il passo alla notte della modernità.

Mario è il figlio del medico del paese. In casa sua entrano ed escono persone, ciascuna portata da un bisogno diverso: da un malore, dalla necessità per chi è analfabeta di farsi leggere una lettera, dall’appetito di chi chiede un piatto di minestra. È una posizione privilegiata la sua per gettare uno sguardo sulla comunità e sulle dinamiche che l’attraversano. Sì, perché lì gli esseri umani vivevano ancora in comunità, in quella dimensione sociale in cui i bisogni e le risorse individuali e collettivi interagiscono costruttivamente e si integrano reciprocamente.

Che quella realtà fosse a rischio, Mario comincia a scoprirlo da ragazzino, quando, giunto il tempo della scuola media, è costretto a recarsi in città, a Grosseto. È una piccola città, ma in classe non si respira più quell’atmosfera di familiare intimità della scuola del paese e Mario soffre per quella spersonalizzazione delle relazioni alla quale non era abituato.

Tuttavia il paese è vicino e tutti i giorni ci si torna per nutrirsi di quella bellezza umana e naturale, di quelle vibrazioni permeate di semplicità e dignità, di quel cibo coltivato con millenarie conoscenze e con quell’amore che riscalda il cuore e muove le mani del contadino.

Il tempo passa, trascorrono gli anni e in Mario cominciano ad accendersi valori ideali, l’interesse per temi filosofici, per la giustizia sociale, per la non violenza.

Al momento di scegliere il proprio percorso universitario, Mario decide di seguire le orme del padre e si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università di Firenze. Per la prima volta si trova ad abitare lontano dalla famiglia e dal suo ambiente d’origine. Ha un carattere socievole e attraverso gli anni della scuola ha imparato a relazionare costruttivamente con i suoi compagni di studio, ma all’università si deve confrontare con un’inaspettata difficoltà.

Siccome è vero che spesso ci si accorge delle ricchezze di cui disponiamo solo dopo che le abbiamo perdute, Mario si accorse del valore del cibo di cui si era da sempre nutrito confrontandolo con quello offerto dalla mensa universitaria. Il suo organismo, abituato a prodotti di prima qualità, coltivati con cura e con rispetto per la natura e per gli esseri umani, rifiutava un cibo che evidentemente non rispettava quei canoni.

Questa esperienza rinforza in lui la consapevolezza di una salute olistica e di una scienza medica che non dovrebbe limitarsi a combattere la malattia, quanto piuttosto dedicarsi a innalzare il livello di benessere dell’individuo. Un benessere che deve includere una armonica relazione con la natura, la quale si esprime al più alto livello nella produzione di un cibo sano ed ecologico.

Questa concezione cozza sempre più col pensiero dominante che caratterizza l’ambiente medico universitario e così Mario decide di interrompere gli studi per dedicarsi a un progetto che sente più corrispondente ai suoi ideali e alle sue aspirazioni. Avendo ereditato un uliveto che da generazioni apparteneva alla sua famiglia, torna alle sue origini, torna alla terra, al bosco, ai prodotti dell’orto coltivati con amore e perizia. Vive di questo e, organizzando un agriturismo, accoglie nel suo fondo persone desiderose di ristabilire un rapporto sereno e appagante con madre natura.

Fine prima parte.

A cura di Fabrizio Fittipaldi

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